Luca Rosati è uno dei massimi esperti di information architecture in Italia. Da due anni è tra gli organizzatori dell’Italian IA Summit e docente del corso di Architettura dell’informazione presso il Master. Con lui abbiamo parlato di come l’IA stia prendendo una direzione che và oltre il campo della progettazione di ambienti per il web.
Quali sono gli argomenti che tratta durante le lezioni?
L’architettura dell’informazione è una sorta di gioco delle Lego (le note costruzioni) applicato all’informazione: ricavare da un insieme sparso ed eterogeneo di pezzi un edificio compiuto. Organizzare le informazioni per renderle fruibili e trasformarle in conoscenza.
Il corso ha un taglio pratico e rispecchia l’idea delle costruzioni: prendiamo infatti progetti realmente svolti, li smontiamo e li rimontiamo – proprio come delle Lego. L’obiettivo?
- Comprendere le fasi di un progetto di architettura dell’informazione per il web, i metodi impiegati e la documentazione prodotta.
- Acquisire gli strumenti per valutare un’architettura dell’informazione già esistente e per riprogettarla.
- Apprendere i principali modelli di classificazione dell’informazione, quando e come impiegarli.
Il tutto, come dicevo, facendo lavorare gli studenti su casi reali – progetti realizzati o in corso di realizzazione o quelli che gli studenti portano avanti trasversalmente ai vari corsi.
Per saperne di più, visita la pagina contenente il materiale del corso.
Qual è il futuro dell’architettura dell’informazione?
I fenomeni della cross-medialità e dell’ubiquitous computing stanno portando il web ben oltre lo schermo del computer, verso un insieme sempre più ampio di oggetti e ambienti quotidiani. L’architettura dell’informazione, di conseguenza, si estende ben oltre le tassonomie e il web abbracciando l’intera varietà degli spazi informativi condivisi: digitali (software, siti web), fisici (negozi, musei, ospedali), procedurali (servizi, processi, flussi di informazione).
La compenetrazione di questi spazi sta avanzando a ritmi tali da rendere sempre più difficile (se non poco logico) distinguere fra queste sfere d’azione. Oggi molti compiti, per essere compiuti, richiedono un passaggio continuo non solo da un medium all’altro ma anche dal contesto fisico a quello digitale e viceversa. Occorre perciò ripensare il design in chiave ecologica: oggi qualunque artefatto (prodotto, informazione, servizio) è sempre più un ecosistema – e come tale va concepito e realizzato.
Essendo basata su principi perlopiù indipendenti dal contesto a cui si applicano, l’architettura dell’informazione costituisce un ottimo strumento per progettare modelli logico-esperienziali trasversali ai diversi ambienti, capaci quindi di rimanere costanti all’interno di un intero processo o sistema, non solo di una sua parte (è il concetto di esperienza-ponte).
Per approfondire, leggi l’articolo La cross-medialità e il remix delle esperienze.
Quali sono i progetti a cui sta lavorando?
Il nuovo sito del Ministero della Giustizia, il redesign della intranet della Regione Emilia Romagna, il nuovo sito del Consiglio Regionale dell’Umbria sono fra gli ultimi progetti a cui ho partecipato.
Per quanto riguarda il presente (e il futuro prossimo), con Andrea Resmini stiamo lavorando a vari progetti che mirano a concretizzare quell’idea di architettura dell’informazione per sistemi misti (a cavallo tra fisico e digitale) di cui parlavo sopra. Fra questi, un libro dal titolo Pervasive Information Architecture che uscirà a fine 2010 per Morgan Kaufmann (Elsevier): http://pervasiveia.com/.