Intervista con Anna Silvia Bernotti

Anna Silvia Bernotti

Anna Silvia Bernotti, web innovator in IBM per l’Europa Southwest, da anni si occupa di comunicazione nei new media per la multinazionale americana.

E’ stata Internal communications manager per l’Europa Southwest, ha lavorato alla migrazione dei molteplici siti intranet europei verso il portale unico On Demand Workplace e si è occupata di education sull’utilizzo dei social media per il personale di comunicazione e di business, internamente e esternamente a IBM in Southwest.

Anna Silvia ha ricevuto il diploma del Master durante l’edizione 1999-2000.

Qual è stato il tuo percorso professionale dal master fino a oggi?

Alla fine del master potevo scegliere tra due stage: uno comodissmo, a Firenze, e uno più impegnativo, almeno dal punto di vista logistico, presso la Fondazione IBM Italia, in una sede, Novedrate, che ho dovuto cercare sulla carta geografica. Sarà stato forse per l’autorevolezza del nome IBM oppure per il fascino che la parola Fondazione esercitava sul mio interesse per il sociale… insomma, non ho avuto dubbi, e sono partita.

Stage passato rapidamente e poi assunzione a tempo pieno. A fare che cosa? Il libro del nostro ex numero 1 Lou Gerstner, intitolato La mia IBM, ha un sottotitolo significativo: chi dice che gli elefanti non possono ballare ?. In altri termini, parlando di comunicazione, chi ha mai detto che una società in doppiopetto grigio – anzi blu – abituata a una comunicazione molto tradizionale, quasi liturgica, non potesse lanciarsi a capofitto e diventare un punto di riferimento nella comunicazione moderna: Internet, intranet, social media …

I miei primi anni in IBM mi hanno visto a tempo pieno su questo progetto di trasformazione veramente radicale, perchè soprattutto culturale, della comunicazione. E’ stato un periodo fondamentale, intanto perchè mi ha fatto acquisire importanti comptenze, ma soprattutto perchè mi ha consentito di lavorare in un ambiente internazionale, di fare esperienza all’estero con i guru del settore e di prendere confidenza con quel lavoro all’interno di team internazionali virtuali, oggi possibile grazie alla pervasività degli strumenti di connessione, alla base dell’impresa del futuro.

Qual è stato il progetto più importante a cui hai lavorato durante questi anni in IBM?

Se devo guardare indietro e dire quale progetto è stato più importante direi che in realtà io ho avuto un solo progetto: la trasformazione della comunicazione. Nel quotidiano, si è concretizzato in una serie di attività quali la trasformazione della intranet, l’avvio di esperienze pilota di videocomunicazione, i nuovi canali; tutto aveva però un comune denominatore: la necessità di far prendere consapevolezza delle enormi potenzialità del web, di vincere piccole e grandi resistenze culturali.

Dovevo far capire alle mie controparti che la tecnologia andava avanti e che il suo utilizzo appropriato avrebbe fatto volare i concetti e i progetti che vi erano dietro, da quelli globali lanciati dal nostro quartier generale ad Armonk a quelli di interesse locale. Sembra facile e ovvio, ma non lo è!

Quali sono i progetti a cui stai lavorando?

Un’impresa come la IBM non può perdere di vista il business. Le attività di cui mi occupo in questo periodo riguardano l’utilizzo dei social media come strumento per identificare nuove opportunità di mercato. Qui la sfida è un pò diversa: si tratta di studiare i meccanismi del web 2.0 e i metodi e strumenti già in essere a livello corporate e di personalizzarli per i paesi del Sud Est dell’Europa, di cui mi occupo direttamente. Di questo ambito fanno parte anche iniziative di B2B.

Mi piace studiare questo web in continua evoluzione, l’aspetto di social media, del social selling, del digital marketing. Qui cerco – tra le altre cose – di individuare progetti innovativi della Corporation che possano essere realizzati anche nei siti web della nostra geografia.

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