Sandro Ferri si è diplomato brillantemente al Master in Multimedia nell’edizione 2011/2012. Cresciuto alle porte del Chianti, ha scoperto la passione per la grafica e fotografia prima di laurearsi in visual design. A soli 25 anni ha già realizzato video documentari promossi dal Comune di Firenze, dalla Provincia e dall’Università. Oggi è immerso nel mondo del video e della post produzione. Lo abbiamo intervistato.
Partiamo dalla formazione. Con quali aspettative hai scelto il Master in Multimedia?
Dopo la laurea triennale in visual design preferivo affrontare un percorso didattico differente dalla più ovvia specialistica, volevo poter dare un prosieguo alla mia conoscenza e formazione nel mondo del design ma in un modo assolutamente molto più pratico.
Come valuti il master?
Le lezioni sono state all’altezza delle aspettative: poter incontrare professionisti del settore che ci offrivano le loro conoscenze sul campo ma sopratutto ci rendevano partecipi delle proprie esperienze lavorative credo sia stato il primo gradino importante per affacciarmi all’esperienza lavorativa.
Lezioni pratiche, progetti e tirocinio mi fanno valutare il master positivamente. Ho potuto confrontarmi non solo con i professionisti e docenti ma anche con gli altri studenti che provengono da studi e generazioni differenti, questo mi ha arricchito anche da un punto di vista umano.
Conoscevi i software che hai utilizzando durante il master? Quali hai amato maggiormente?
Per quanto riguarda l’indirizzo di video e post production in generale conoscevo già i programmi utilizzati ma venendo dal mondo della comunicazione e progettazione grafica non avevo mai approfondito determinati programmi.
L’unico software che non conoscevo era Nuke della The Foundry così ho cominciato anche a guardare con un occhio diverso il mondo degli effetti visivi. Oltre a Nuke, un software affascinate per le potenzialità e per la particolarità dell’interfaccia a nodi, non presente nei maggiori programmi consumer, mi è piaciuto After Effects: dalle lezioni di Mauro Macella ho cominciato a poter dar vita alla grafica che già in passato ero abituato a creare ma che restava inanimata. Ed è stato anche uno dei software principalmente utilizzati nel Multimedia Project realizzato con Maurizio Montesi e Lucia Becca per la parte di programmazione.
Hai svolto stage presso Canecane, un’azienda di produzione e post produzione audiovisiva. Com’è andata?
Scegliere l’indirizzo video e post production risultava essere non proprio in linea con i miei studi precedenti ma la voglia di conoscere qualcosa di nuovo, qualcosa che mi appassionava, ha vinto sulla razionalità. Ho scelto l’azienda Canecane perché volevo approfondire nello specifico il software Nuke e perché l’azienda opera principalmente nella post produzione cinematografica in particolare nel campo degli effetti visivi, un mondo che volevo conoscere più da vicino.
Hai qualche consiglio su come scegliere l’azienda per affrontare al meglio quest’esperienza formativa?
Credo che ognuno debba scegliere l’azienda giusta per il tirocinio sulla base delle proprie motivazioni e necessità, quindi non ci sono consigli precisi, è una scelta molto personale.
Personalmente ho affrontato la fase di tirocinio come se fosse un lavoro a tutti gli effetti, ma ogni tirocinio è differente: per alcuni dei miei colleghi ha costituito un approfondimento di studio, per altri un’esperienza progettuale o addirittura un’attività operativa nell’azienda. In ogni caso abbiamo avuto l’opportunità di scoprire segreti, metterli in pratica e di rubare con gli occhi.
Per la tesi finale del master hai realizzato uno showreel molto interessante: quali tecniche hai utilizzato?
Una parte di effetti visivi digitali che possiamo definire anche effetti invisibili riguardano in maniera predominate, ma non totale, le produzioni italiane. Più che tecniche le chiamerei tipologie di effetti, nel reel ci sono esempi di rimozioni di strumenti/cavi utilizzati per la realizzazione delle riprese. A volte ho dovuto rimuovere dalle scene anche elementi naturali o architettonici impossibili da rimuovere in fase di ripresa, altre volte ci sono stati ritocchi estetici.
Un’altra tipologia di effetti che può essere considerata una tecnica riguarda i green screen, dove si composita il footage degli attori con il contributo fornito del background. Sempre legato al green screen è il camera-car: con questo termine si intende in genere una tecnica di ripresa live ma in post produzione intendiamo il compositing di uno sfondo nei finestrini delle auto bucando il green screen. Nel finale del reel vedete un matte painting, un’altra tecnica molto utilizzata per estendere in modo artificiale dei set ed elaborare interi scenari. Nel caso specifico l’obiettivo era ricreare un paesaggio innevato nel periodo natalizio.
Dopo il master hai trovato subito lavoro?
Dopo il tirocinio e la tesi discussa al master ho trovato lavoro come freelance: da marzo a maggio ho realizzato tre video documentari per la Fondazione di Firenze per l’artigianato artistico: Artigiani in classe promosso dal Comune di Firenze , Laborcrafts sponsorizzato da Gucci e Corso di design del prodotto artigianale promosso dalla Provincia di Firenze e Regione Toscana in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze.
Attualmente lavoro nella fase che precede la post produzione, come operatore nella produzione di un corto promozionale sugli artigiani fiorentini con la regia di Cinzia TH Torrini. A giugno termineremo le riprese.
Progetti in corso?
Naturalmente sono in continua ricerca di nuove opportunità di lavoro, nel futuro prossimo guardo in Italia ma non escludo possibilità di trasferirmi all’estero. Cerco di imparare sempre il più possibile e mi piacerebbe lavorare ad alti livelli nella post produzione visiva. Grazie a Pierfrancesco Bigazzi, esponente del collettivo di videomakers Blanket, sto lavorando alla scrittura di una web series.