Luca Corteggiano è un copywriter di successo, tra i migliori allievi del Master durante l’edizione 2001-2002. Si è trasferito a Londra in cerca di nuovi stimoli e opportunità. Ha ideato un’originale app di editing video che possiamo sostenere grazie a una nuova piattaforma di crowdfunding. Lo abbiamo intervistato.
Buongiorno Luca, sei stato allievo del Master Multimedia: lo rifaresti? Se sì, con quale spirito?
Lo rifarei sicuramente. Con un atteggiamento molto più da adulto. Mi sono comportato solo da studente. Oggi chi affronta questo percorso formativo deve essere maturo fin dal primo giorno e non aspettare che gli vengano calate nozioni dall’alto. Non deve avere un atteggiamento passivo, anche se da bravo studente. Deve darsi da fare e sfruttare l’ambiente del master come stimolo, opportunità per realizzare grandi cose. Ammiro molto i ragazzi di Stereomood ad esempio. Io purtroppo non ero abbastanza maturo da questo punto di vista. Certe cose le ho capite solo più tardi.
Cosa consiglieresti a chi pensa di iscriversi alle prossime edizioni?
Non pensate che l’essere giovani e alle prime armi sia un difetto. Non avete nulla da invidiare a chi possiede anni di esperienza. Osate. Con umiltà ma pensate in grande.
Dall’ultima intervista sono trascorsi circa tre anni. Com’è andata negli ultimi tempi?
Da quando ho lasciato Milano la mia attività principale è ovviamente cercare lavoro. Sono stato in molte agenzie di pubblicità qui a Londra. Alcune sono agenzie tradizionali e a dispetto della loro fama a volte non le ho trovate particolarmente interessanti. Altre sono fantastiche. Per metodologia, approccio creativo, organizzazione del loro modello di business.
Per il resto, sto lavorando come freelance con un regista italiano che lavora a Los Angeles, Federico Vitetta. Insieme abbiamo realizzato un virale per la nuova Action Camera della JVC utilizzando gli skater più famosi del mondo. È stato davvero divertente. Ed ora abbiamo in cantiere un altro po’ di collaborazioni: uno short film per il bicycle film festival e un paio di commercial.
Perché hai scelto di trasferirti proprio a Londra?
Mi sono trasferito da pochi mesi. Prima lavoravo in una buona agenzia di pubblicità a Milano. Ero in una buona posizione e avevo avuto delle belle soddisfazioni dal punto di vista lavorativo. Però all’interno di quella struttura non potevo più evolvere e da qualche anno vivacchiavo. Ad un certo punto non ce l’ho fatta più. Avevo bisogno di andare avanti e in Italia non era possibile, tutto fermo, almeno per me. Londra è stata una scelta naturale. Parlo inglese decentemente ed è il mercato della comunicazione più grande d’Europa. E poi volevo mischiare la pubblicità tradizionale con i nuovi media. Per farlo dovevo venire qui.
Come vedi l’Italia e il mercato italiano dal tuo punto di vista di un outsider?
Le differenze più grosse che ho visto sono due. Primo, vera meritocrazia: niente favori a nessuno, ti devi guadagnare qualsiasi cosa a caro prezzo. In Italia avevo partecipato a decine e decine di gare per campagne pubblicitarie in cui si sapeva già da prima chi probabilmente avrebbe vinto. Era frustrante. Qui ci sono agenzie piccole che riescono ad aggiudicarsi budget di grandi aziende semplicemente perché hanno un’idea migliore di quelle degli altri. La competizione è incredibile, ma hai comunque la sensazione che puoi farcela, che giochi ad armi pari. L’altra differenza radicale è che qui i giovani vengono considerati una risorsa importante. Carne fresca da cui succhiare energie. Per fare soldi, intendiamoci. Ma quei giovani vengono ben ricambiati, sia dal punto di vista economico che sociale. I ventenni vengono considerati degli adulti a tutti gli effetti e a volte ho visto affidare loro responsabilità che la gerontocrazia italiana non riconosce neanche ai quarantenni nostrani.
Cosa pensi dei cosiddetti cervelli in fuga, di chi intende cercare fortuna all’estero?
Fatelo subito. I sistemi paese che hanno bachi come quelli dell’Italia non li risolvono in pochi anni. Se le cose miglioreranno lo faranno solo in un arco di tempo molto lungo. E comunque all’estero ho incontrato una bellissima Italia. Giovani e meno giovani che hanno voglia di darsi da fare e hanno la possibilità materiale di farlo.
Parlaci di questa nuova app di editing video che hai appena lanciato. Come sta andando?
La mia idea per l’app si chiama Reethmic. I responsi sono stati buoni: mi hanno contattato alcuni sviluppatori e l’idea è stata selezionata per un pitch dell’Apps Junction Meetup al Google Campus qui a Londra. Per ora è un side project rispetto al mio lavoro principale, mi piacerebbe molto che potesse diventare qualcosa di più.
Come funziona il crowdfunding?
Funziona così: se l’idea ti piace la finanzi con una cifra, anche modesta. Se si raggiunge il budget per realizzarla, l’app viene sviluppata e i ricavi delle vendite vengono distribuiti in percentuale tra i finanziatori. Se invece il budget non si raggiunge, le somme promesse dagli investitori non vengono neanche prelevate. Per cui andate a dargli un’occhiata e se l’idea vi piace sostenetela e condividetela il più possibile!